martedì 17 febbraio 2009

Fantascienza






Individuare le forme del fantastico come un osservatorio privilegiato delle dinamiche sociali è un grosso merito!

I racconti del fantastico rivelano un enorme potenziale informativo e simbolico che non occulta le dinamiche profonde dell'industria culturale, ma invece le rende manifeste!

La fantascienza, genere apparso piuttosto tardi sulla scena dei consumi culturali di massa e tuttavia capace di restituirne i conflitti - uomo/macchina, natura/artificio, individuo/massa - con una funzionalità paragonabile a quella dei racconti mitici è uno dei luoghi in cui con maggior frequenza si accendono le mitologie contemporanee, consentendoci di comprendere il quadro del mutamento sociale con un anticipo sensibile sulla maggior parte dei contributi sociologici.

D'altro canto, la science fiction - incarnazione estrema del fantastico nell'età del positivismo e delle sue derive tecnologiche - è anche il luogo in cui costantemente si ridefiniscono le modalità dell'immaginario industriale e di massa. La fantascienza è un metagenere che, rescrivendoli, contiene e riattiva tutti gli altri, ma soprattutto è un orizzonte narrativo che consente di riattualizzare i temi e le figure basiche del Mito, riorganizzandone i segni in modo da restituire il senso del presente attraverso la sensazione del futuro.

Ritroviamo in essa, fin dalla germinalità dello scientific romance e prima ancora del gothic, ciò che altrove viene rimosso o traslato: le figurazioni fondamentali della morte e dell'eros, la costellazione di conflitti fra tradizione ed innovazione, le domande ritualmente depositate nella sfera del sacro.

Nelle sue diverse traduzioni all'interno del sistema mediale, che si tratti di cinema o fumetto, letteratura o illustrazione, la science fiction - più e meglio degli altri generi narrativi - costituisce uno spazio di dicibilità in cui ciò che è celato si rende evidente.

La comprensione storica delle dinamiche della produzione culturale nell'età industriale è indispensabile ad affrontare il presente, sia che si ponga in un'ottica antagonista verso l'industria culturale, sia che ci si muova per "farla"

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